sabato 31 ottobre 2015

L'importanza del saper ascoltare



Condivido qui una riflessione in cui ho avuto modo di addentrarmi nei giorni scorsi...


Pensate a chi vi sa ascoltare,

Pensate alle persone che confidano in voi per essere ascoltate,

Pensate ora alle sensazioni positive che dona l'essere ascoltati...


E ora leggete...

Quando ti chiedo di ascoltarmi e 
tu cominci a darmi dei consigli
non fai quello che ti ho chiesto.

Quando ti chiedo di ascoltarmi
e cominci a dirmi perché non dovrei sentirmi in quel modo
calpesti i miei sentimenti.

Quando ti chiedo di ascoltarmi 
e tu credi di dover fare qualcosa 
per risolvere il mio problema 
contribuisci alla mia paura e alla mia inadeguatezza.

Quando ti domando ascolto, io ti domando di essere vicino,
ho bisogno del tuo orecchio, della tua tolleranza, della tua pazienza,
per esprimermi in ciò che è più difficile come in ciò che è più leggero.

Semplicemente ascoltami, senza scuse, senza accuse,
senza espropriarmi dalla parola

Non interrompermi nel mio brontolio, 
non aver paura del mio brancolare e del mio imprecare
Le mie contraddizioni come le mie accuse, 
per quanto ingiuste siano, sono importanti per me.

Attraverso il tuo ascolto, io tento di fare la mia differenza, 
cerco di farmi capire, soprattutto da me stesso. 

Ascolta, ascoltami

Quando mi sento ascoltato, posso finalmente capirmi.
Quando mi sento ascoltato, posso entrare in collegamento. 
(Jacques Salomè)

venerdì 29 maggio 2015

Fuzzy reality




E' insensato 
dice il buon senso.
E' quel che è
dice l'amore. 

E' infelicità
dice il ragionamento. 
Non è altro che sofferenza
dice la paura. 
E' senza speranza
dice l'intuito. 
E' quel che è 
dice l'amore. 

E' ridicolo
dice l'orgoglio.
E' azzardato
dice la prudenza. 
E' impossibile
dice l'esperienza. 
E' quel che è 
dice l'amore. 
(E' quel che è, E. Fried)


Soprattutto nella nostra cultura occidentale,
cresciamo e percorriamo la nostra vita
alla ricerca del controllo degli eventi.
<<Ci addestriamo, ci educhiamo, ci arrabattiamo tutta la vita:
per scegliere, decidere, risolvere, progettare, pianificare.
Secondo volontà, secondo potere.
E poi... Poi le cose accadono.>> (E.Euli)

Ma come diceva Morin, qualsiasi azione
sfugge alla volontà e all'intenzione di chi ne ha dato origine
e i suoi effetti a lungo termine non sono prevedibili.
La tendenza a controllare l'eventualità
è probabilmente molto legata alla paura di agire.

Ma mollare un po' la presa
ci permette di sentire, percepire, esperire,
di stare nella tras-formazione!
(Come già affermato in qualche articolo fa 
ciò che permette di progredire è proprio la trasformazione delle prospettive e degli schemi) 

Mollare la presa
ci permette anche di vivere il nostro tempo!
Spesso, il fatto di scegliere, decidere, risolvere, progettare, pianificare
ci proietta eccessivamente verso il futuro
e ci porta a tralasciare il presente,
ma in questo modo, la vita attuale ci sfugge dalle mani in funzione di
eventualità future.

Mollare la presa,
significa anche fidarsi e affidarsi (E.Euli).

E' importante porsi degli obiettivi,
ma è altrettanto importante
la consapevolezza che essi possano non avverarsi,
la considerazione del processo che sta tra noi e l'obiettivo,
il tener conto che la realtà è ricca di sfumature. 

mercoledì 8 aprile 2015

La bellezza dell'imperfezione: "I cinque malfatti"



Vi racconto una storia....

I cinque malfatti
di Beatrice Alemagna 


Erano cinque. 
Cinque cosi malfatti. 

Il primo era bucato. 
Quattro grossi buchi in mezzo alla pancia. 

Il secondo era piegato in due, 
come una lettera da spedire. 

Il terzo era molle, 
sempre stanco, addormentato. 

Il quarto era capovolto. 
Naso in giù e gambe in su.

E il quinto... lasciamo perdere.
Il quinto era sbagliato

dalla testa ai piedi.
Un ammasso di stranezze. 

Una catastrofe. 

Non riuscivano a concludere 
niente nella vita nè avevano 
voglia di fare granchè. 
Abitavano in una grande casa
sbilenca che sarebbe potuta
crollare da un momento all'altro. 
Discutevano spesso su chi, 
fra loro, fosse il più malfatto. 
Questo li divertiva molto. 

Un giorno, da non si sa dove,
arrivò un tipo straordinario.

Era bello, liscio, perfetto. 
Aveva un naso al posto del naso, 
un corpo bello dritto, 
nemmeno un buco in pancia
e pure una bella capigliatura.

"Cosa fate qui?"
chiese il perfetto.

"Boh. Niente. Sbagliamo tutto"
risposero i cinque amici
"Ah, ma non va bene! Bisogna
trovarvi qualcosa, un progetto,
una soluzione, un'idea!"
disse il perfetto

"A me le idee passano attraverso",
disse quello bucato.
"Io le idee non le trovo. in tutte queste pieghe",
disse il piegato. 
"Le mie sono molli e deboli",
disse, per l'appunto, il molle.
"Io ce le ho tutte al contrario, le idee",
disse il capovolto.
"E le mie, ovviamente, sono tutte sbagliate",
disse lo sbagliato. 

"Dunque non servite a niente!
Siete delle vere nullità"
disse il perfetto
con aria disgustata. 

"Sarà - disse il bucato - però
io non mi arrabbio mai:
la rabbia mi passa attraverso."

"Mah - disse il piegato -
io conservo tutti i ricordi
qui, nelle mie pieghe"

"Bzz", fece il molle che, 
nel frattempo era crollato addormentato. 

"Eh! - disse il capovolto -
Io vedo le cose
che gli altri non vedono."

"Ahaaa! - rise lo sbagliato -
Io, che sono tutto sbagliato,
quando mi riesce qualcosa si fa festa!"

E dandosi pacche sulle spalle
se ne andarono, più contenti che mai.
Mentre il perfetto restò lì, solo,
a bocca aperta,
come un vero, perfetto stupido.


I cinque malfatti 
di Beatrice Alemagna
Topipittori, 2014 

martedì 24 marzo 2015

Da crisalide a farfalla. Sentire sè stessi per stare nel mondo.



"Il pensiero laterale è un modo diverso e più creativo di servirsi dell'intelletto, che incoraggia a considerare un problema da molti punti di vista e a trovare le molteplici vie per giungere alla soluzione giusta." (Edward de Bono)

L'autore di questa citazione è un importante psicologo, famoso per i suoi studi sulla creatività.
Lui propone di riflettere su come indirizzare il pensiero e, a questo proposito, riprendendo la distinzione di Guilford tra pensiero convergente e pensiero divergente, propone le nozioni di pensiero verticale e pensiero laterale.

De Bono ci dice che quando attuiamo un approccio di pensiero verticale, ci basiamo sulla logica, intravedendo un'unica via - quella più ovvia, la prima che ci viene in mente - per risolvere un problema o prendere una decisione...
Mentre quando pensiamo in maniera laterale tendiamo a ricercare nuove prospettive e nuovi punti di vista per arrivare alla soluzione migliore.

Il mondo in cui viviamo, in particolare la società e la cultura occidentali, si caratterizzano per la forte dinamicità
dunque, per adattarci a questo mondo sempre più dinamico, è fondamentale che il nostro approccio alla vita sia sempre più flessibile, aperto al cambiamento e all'alterità, critico, attivo, attento, produttivo, creativo, laterale....! 
E non statico, lineare, passivo, chiuso, abitudinario...

Stare al passo della dinamicità del mondo d'oggi però non significa dimenticare il proprio sè e lasciare che il proprio tempo cada nell'oblio...

Guardarsi dentro,
conoscere sè stessi a livello cognitivo,
alfabetizzarsi emotivamente, per controllare le emozioni che ostacolano (come la paura) e favorire quelle positive,
godere delle proprie passioni e inseguirle,
stare nel momento presente,

sono tutte categorie che stanno alla base dell'efficace apertura al mondo esterno.

Crescere al passo con il mondo non vuol dire proiettarsi continuamente verso il futuro, con la fretta. 

Essere dinamici, non coincide col ricercare costantemente il progresso (tecnologico). 

Partire da sè stessi, non è uguale ad autocentramento egoistico se si è proiettati ad uscire dal tempo della crisalide. 




mercoledì 4 marzo 2015

Laddove ci sono le paure, non c'è spazio per la vita!





<<Esistono le paure
ed esiste la perenne aspirazione a cercare, a indagare.
E io spero che non siano le tue paure a vincere,
poichè chiunque vive soggiogato dalle paure,
non vive affatto: è già morto.

La paura è parte della morte, non della vita.
Il rischio, l'avventura, addentrarsi nell'ignoto,
ecco cos'è la vita!

Dunque, cerca di comprendere le tue paure.
E ricorda una cosa: non sostenerle,
sono tue nemiche.
Sostieni l'aspirazione che è ancora viva dentro di te,
rendila una fiamma
tale da poter bruciare tutte quelle paure,
allora potrai incamminarti alla ricerca...>> (Osho)

Quante volte ci è capitato di non inseguire i nostri sogni a causa delle nostre paure? 

Siamo costantemente alla ricerca della sicurezza, difficilmente affrontiamo il rischio e difficilmente abbandoniamo la cosiddetta comfort zone, a discapito dei nostri desideri...
tutto ciò è anche una conseguenza delle nostre paure!


Questo è un grosso limite perchè non permette di vivere al meglio la propria vita,
non permette di essere completamente padroni di sè e del proprio vivere,
non dà la piena possibilità di realizzare le proprie idee creative e di dar luogo a trasformazioni migliorative...
Nel momento in cui prendiamo consapevolezza delle nostre paure e delle nostre emozioni, 
compiamo un primo grande passo verso la vita vera. 

Soprattutto in un'attualità in cui crollano molte autorità e molti punti di riferimento, e in cui vige l'instabilità in numerosi ambiti della nostra vita (si pensi al precariato nel mondo del lavoro),
dobbiamo accrescere l'acutezza soprattutto della flessibilità, dell'intenzionalità, della consapevolezza di sè, della tolleranza, della resilienza...
dobbiamo riuscire ad essere i comandanti di quella nave, che comprende il nostro Sè e la nostra vita, alla ricerca di mete sempre nuove, che sono i nostri sogni, e pronti a cambiare rotta dinanzi a qualsiasi crollo! 

La paura, è un orco che sta dentro di noi che ci distoglie dalla consapevolezza,
è  una parte di quella spazzatura da eliminare quando ci blocca,
per mantenere bonificato il nostro essere, per poter decidere di noi stessi, per non sopravvivere ma godere della vita autentica!





domenica 1 marzo 2015

"E quindi uscimmo a riveder le stelle"...Cambiamoci!



Quando diventiamo adulti la nostra crescita non si arresta! 

Un grande studioso nell'ambito della formazione e della pedagogia, Jack Mezirow, attraverso la sua teoria trasformativa, ci dice che lo sviluppo in età adulta consiste nel passaggio a prospettive di significato sempre più avanzate!

Cosa sono le prospettive di significato?

Esse sono degli orientamenti generali, delle predisposizioni consolidate dall'infanzia che dipendono dalla cultura in cui siamo immersi e che guidano e condizionano i nostri continui apprendimenti.
Dobbiamo pensarle come dei grandi contenitori che contengono al loro interno elementi più particolari, che sono le nostre singole esperienze, conoscenze, convinzioni, sentimenti...

Le prospettive di significato, condizionando la nostra conoscenza, possono anche distorcerla e delimitarla,
e la crescita, quando siamo adulti, avviene proprio quando prendiamo consapevolezza e riflettiamo sulle nostre prospettive e sui nostri limiti, per arrivare a prospettive sempre più aperte

Perchè le persone possono arrivare a trasformare le proprie prospettive di significato? 

Si arriva a una trasformazione
quando si riflette (in maniera critica) su sè stessi, quando si crea un dialogo interiore, quando si capisce quale impatto hanno gli elementi della propria cultura sulla propria vita, quando si mette in discussione il proprio modo di vedere la realtà. 

Jack Mezirow dice che anche qualcosa di imposto dall'esterno che ci disorienta,
come un lutto, una malattia, una separazione o un divorzio, l'uscita dei figli da casa, il mancato superamento di un esame importante, il pensionamento, la lettura di un libro, gli sforzi che si fanno per comprendere una cultura diversa, una discussione che ci fa aprire gli occhi,
può portare a una trasformazione.

Qualunque sfida importante, davanti a una prospettiva consolidata, può spingere a una trasformazione!

A volte si tratta di sfide dolorose, che mettono spesso in discussione dei valori radicati nel profondo e minacciano spesso il nostro stesso senso del Sè.

Per non cadere in stati di profonda negatività, è fondamentale la RESILIENZA, ossia,
essere pronti a riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà,
ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita ci offre, 
dare nuovo slancio alla propria esistenza
imporsi obiettivi nuovi accrescendo sempre la propria intenzionalità e la propria volizione


Guardate questo video! https://www.youtube.com/watch?v=-sBrPdmjDd4








giovedì 19 febbraio 2015

Hospes/hostis: io e tu, ostaggi e ospiti nel mondo della vita!




<<Noi viviamo sempre - più o meno consapevolmente - in una continua mescolanza di sensazioni, sentimenti, emozioni, pensieri ambivalenti. In un equilibrio instabile.
Se è vero che siamo sempre interdipendenti, che non possiamo non comunicare, che non possiamo mai veramente fuggire dal mondo della vita, neppure da morti, allora siamo e saremo sempre ospiti e ostaggi su questa terra. Costretti a riconoscerci per sentirci esistenti, non possiamo fare a meno di desiderare di essere riconosciuti senza essere conosciuti e senza dover riconoscere. 
E non possiamo che sentire la doppia matrice del nostro legarci/essere legati: ospitare è anche essere ospitati, amare è anche odiare, allearsi è anche inimicarsi>>  (E.Euli, Casca il mondo! Giocare con la catastrofe. Una nuova pedagogia del cambiamento).

E' con queste parole che oggi voglio stuzzicare una riflessione, che riguarda proprio i rapporti interpersonali, il nostro essere legati, nella nostra cultura attuale.... 

E' vero che siamo legati l'uno all'altro nel mondo della vita.... ma questo legame non è autentico finchè non trova la giusta misura tra due poli che rimangono costantemente predominanti al giorno d'oggi: 
l'egocentrismo narcisistico e l'assorbimento/appropriazione dell'altro

Oggi, infatti, viviamo tra una logica monadica, dominata dal solido, in cui ogni diversità viene emarginata, in cui ci si dimentica sempre di più della propria identità naturale, del proprio essere dentro al mondo, del proprio corpo... 
e una logica di appropriazione. Veniamo educati a far nostro tutto ciò che ci piace, tutto ciò che ci sta intorno e che ci è accanto; ragioniamo e "amiamo" seguendo una logica di appropriazione. Come afferma L. Irigaray (una filosofa femminista belga), in questo modo <<trasformiamo il mondo in qualcosa di morto, perchè così il mondo perde la sua vita estranea da noi, altra da noi>> ed evitiamo la relazione con colui o colei che mai dovrebbe essere <<iome mio>>

E allo stesso tempo ci vengono imposte le regole di un mondo che si vuole far diventare neutro per ogni essere umano. 

Per questo motivo sempre più spesso le persone stanno perdendo la capacità di considerare alcune passioni necessarie per il riconoscimento dell'identità e dell'alterità! 

Per ovviare a questa condotta dobbiamo ricordare che:
L'altro è essenziale per conservare e coltivare la nostra identità, ma deve essere riconosciuto sempre come assolutamente altro, come irriducibile a noi, come una terra sconosciuta in cui non entrano convenienza e interesse;
Dobbiamo essere consapevoli di noi stessi e della nostra identità come unica e irripetibile nel mondo;
Dobbiamo avere cura delle diversità, evitando di distruggerle con stereotipi e omologazione. 


<<Questa è anche la via per la salvezza dell'eros e per la sua cura. Se l'eros ci spinge a diventare uno con la persona che ha risvegliato il nostro desiderio, è solo continuando a essere due che possiamo preservare questo desiderio e trasformarlo nell'ottica di condivisione umana>> (L. Irigaray, Tra Oriente e Occidente).



martedì 17 febbraio 2015

Cosa significa vivere qui e ora?





Ogni giorno siamo catapultati in un mondo che ci distoglie sistematicamente dal vivere 'qui e ora'.

Ma cosa significa vivere qui e ora?

Significa vivere e non sopravvivere, godere del momento presente, vivere il proprio tempo,  sentire, osservare il dettaglio e la bellezza di ciò che ci circonda, seguire le proprie passioni e le proprie emozioni.... 

Spesso si cammina troppo in fretta,
a volte guardando in basso, nella prigione delle proprie preoccupazioni,
ci si perde nel vortice del passato e in tutto ciò che si àncora su di esso,
o ancora, ci si proietta esageratamente verso il futuro, verso il progresso sempre più evoluto (ne è un esempio la corsa continua verso modelli sempre più evoluti delle più svariate tecnologie)....

In questo modo si rinuncia, soprattutto inconsapevolmente, alla bellezza delle piccole cose del mondo che ci si apre intorno e alle influenze positive che potrebbe regalarci.

ma fermiamoci un attimo....dov'è il momento presente? 

Il momento presente sta DENTRO DI NOI!

Quando cominciamo a guardare dentro di noi, scopriamo che il segreto sta proprio là dentro.

Scoprire il tesoro che sta dentro di sè significa scoprire la consapevolezza.

Trovare la consapevolezza è la chiave per superare quell'amarezza che troppo spesso prende il sopravvento nei vissuti quotidiani (quella che P. Coelho chiama Vetriolo, in "Veronika decide di morire")
ed è la chiave per mettersi a capo del proprio percorso esistenziale.

Solo allora avremo l'occasione di guardare l'alterità da prospettive inedite, che mai contempleremmo altrimenti! 

Guardate questo video! https://www.youtube.com/watch?v=cN0XmTtGDCg