giovedì 19 febbraio 2015

Hospes/hostis: io e tu, ostaggi e ospiti nel mondo della vita!




<<Noi viviamo sempre - più o meno consapevolmente - in una continua mescolanza di sensazioni, sentimenti, emozioni, pensieri ambivalenti. In un equilibrio instabile.
Se è vero che siamo sempre interdipendenti, che non possiamo non comunicare, che non possiamo mai veramente fuggire dal mondo della vita, neppure da morti, allora siamo e saremo sempre ospiti e ostaggi su questa terra. Costretti a riconoscerci per sentirci esistenti, non possiamo fare a meno di desiderare di essere riconosciuti senza essere conosciuti e senza dover riconoscere. 
E non possiamo che sentire la doppia matrice del nostro legarci/essere legati: ospitare è anche essere ospitati, amare è anche odiare, allearsi è anche inimicarsi>>  (E.Euli, Casca il mondo! Giocare con la catastrofe. Una nuova pedagogia del cambiamento).

E' con queste parole che oggi voglio stuzzicare una riflessione, che riguarda proprio i rapporti interpersonali, il nostro essere legati, nella nostra cultura attuale.... 

E' vero che siamo legati l'uno all'altro nel mondo della vita.... ma questo legame non è autentico finchè non trova la giusta misura tra due poli che rimangono costantemente predominanti al giorno d'oggi: 
l'egocentrismo narcisistico e l'assorbimento/appropriazione dell'altro

Oggi, infatti, viviamo tra una logica monadica, dominata dal solido, in cui ogni diversità viene emarginata, in cui ci si dimentica sempre di più della propria identità naturale, del proprio essere dentro al mondo, del proprio corpo... 
e una logica di appropriazione. Veniamo educati a far nostro tutto ciò che ci piace, tutto ciò che ci sta intorno e che ci è accanto; ragioniamo e "amiamo" seguendo una logica di appropriazione. Come afferma L. Irigaray (una filosofa femminista belga), in questo modo <<trasformiamo il mondo in qualcosa di morto, perchè così il mondo perde la sua vita estranea da noi, altra da noi>> ed evitiamo la relazione con colui o colei che mai dovrebbe essere <<iome mio>>

E allo stesso tempo ci vengono imposte le regole di un mondo che si vuole far diventare neutro per ogni essere umano. 

Per questo motivo sempre più spesso le persone stanno perdendo la capacità di considerare alcune passioni necessarie per il riconoscimento dell'identità e dell'alterità! 

Per ovviare a questa condotta dobbiamo ricordare che:
L'altro è essenziale per conservare e coltivare la nostra identità, ma deve essere riconosciuto sempre come assolutamente altro, come irriducibile a noi, come una terra sconosciuta in cui non entrano convenienza e interesse;
Dobbiamo essere consapevoli di noi stessi e della nostra identità come unica e irripetibile nel mondo;
Dobbiamo avere cura delle diversità, evitando di distruggerle con stereotipi e omologazione. 


<<Questa è anche la via per la salvezza dell'eros e per la sua cura. Se l'eros ci spinge a diventare uno con la persona che ha risvegliato il nostro desiderio, è solo continuando a essere due che possiamo preservare questo desiderio e trasformarlo nell'ottica di condivisione umana>> (L. Irigaray, Tra Oriente e Occidente).



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